Un duo di talento nel salone ritrovato
la Gazzetta di Mantova — 10 febbraio 2010 pagina 33 sezione: CULTURA E SPETTACOLI
Dopo molti anni, il Salone Mantegnesco di via Scarsellini si è di nuovo aperto alla musica. Un vero e proprio avvenimento avutosi per iniziativa di Società della Musica, che fra le varie sedi della sua stagione 2010 ha voluto inserire proprio questa. Sede legata nella memoria alla disciolta Società dei Concerti guidata da Ettore Campogalliani. Il salone oggi, a differenza del passato, è molto idoneo all’ascolto: l’acustica è corretta da pannelli sulle pareti e non è più rimbombante. Timbrica e chiarezza sono salve, senza eccessi di sorta. L’unico limite è la capienza.
Insomma, c’è un luogo in più per eventi anche di qualità come quest’ultimo firmato dall’associazione mantovana, che ha condotto davanti a un numeroso pubblico due interpreti italiani che possono collocarsi fra i migliori, come il violoncellista Enrico Bronzi, la cui carriera è legata in modo particolare a quella del Trio di Parma, e il pianista Filippo Gamba, la cui affermazione più eclatante fu quella, 10 anni fa, al Concorso internazionale Géza Anda. Il duo funziona a meraviglia nel programma-omaggio a Schumann (nel bicentenario della nascita), ma che da lì prendeva spunto per una ricognizione fra musiche ispirate dal dato fantastico, in una galleria di forme derivate proprio dall’accensione di uno spunto melodico, da un irruente modulo ritmico, dall’intreccio di idee coerenti ma non necessariamente destinate ad architetture sonatistiche. I Cinque pezzi in stile popolare op.102, i Pezzi fantastici op.73, l’Adagio e Allegro op.70 del maestro renano obbediscono tutti alla forza trainante dell’idea istantanea che non necessariamente diviene un modulo su cui erigere grandi costruzioni.
Al contrario, a dominare è il senso spontaneo degli sviluppi, il puro istinto immaginativo, anche se poi la grande maestria di Schumann consiste nel dare a ogni pagina proporzioni miracolosamente perfette. Bronzi e Gamba agiscono in questo repertorio apparentemente disimpegnato, ma di somma difficoltà, con straordinaria intesa di suono, fraseggio e cuore. Tutto ha il sapore della meraviglia, disegnato con profonda consapevolezza e serietà.
Proprio per questo anche l’unica Sonata (op.102 n.1 di Beethoven) ha trovato coerente inserimento; del resto la fantasiosità di questo lavoro, pur attraversato da sapienze contrappuntistiche fenomenali, è netta ed evidente, ponte ben scelto fra le estremità schumanniane. Bronzi e Gamba hanno lasciato un’impronta nettissima di talento e pensiero: messaggio importante in quest’epoca attraversata anche da musicisti esperti di marketing. Siamo lieti di aver ritrovato un po’ di verità. Anche il pubblico ne è rimasto convinto, rispondendo con applausi calorosissimi. Dopo il concerto (alle 19: esperimento riuscito) qualcuno ha seguito gli artisti a cena, nuova formula che promette bene.
(andrea zaniboni)
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