Filippo Gamba | Il pianista Gamba tra Brahms e Debussy
2015
Filippo Gamba
27 September 2014
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By filippog

Il pianista Gamba tra Brahms e Debussy

Festival di Portogruaro – L`intenso e applaudito recital di “Viaggiatore poetico e solitario”
Gian Paolo Minardi – Gazzetta di Parma, 29/08/2009

Viaggi non solo raccontati o evocati quelli suggeriti dal tema del Festival di Portogruaro, ma ricreati nel silenzio della propria stanza dove, come diceva Brahms dei suoi ultimi brani pianistici, «anche un solo ascoltatore è di troppo». ?Gli ascoltatori in realtà erano tantissimi l’altra sera, richiamati dal particolare prestigio di Filippo Gamba, un pianista – ben noto al pubblico parmigiano – che spicca dalla schiera numerosa di efficienti dominatori della tastiera proprio per la particolare capacità di calarsi entro la musica, con una qualità d’introspezione e un’intelligenza nel cogliere i trapassi più segreti, così da «far dimenticare» lo strumento, aspetto questo che credo sia prerogativa di pochi, grandissimi interpreti: Radu Lupu in testa.

E in effetti il percorso che Gamba ha intrapreso attraverso la sequenza delle sette pagine che compongono l’op.116 di Brahms pareva davvero toccare le ragioni più intime di queste tarde confessioni, dove lampi improvvisi si smorzano entro morbide penombre, con una ricchezza di tinte, una varietà di modulazioni che il nostro interprete ha incarnato con rara intensità, senza un effetto nè alcuna concessione alla bravura.?Poetico viaggiatore solitario è parso Filippo Gamba, che prima di Brahms aveva attraversato l’ameno paesaggio di una Sonata schubertiana, quella in la minore del 1817 in cui vi sono i preannunci della grande maturità, proprio nel modo di vivere i contrasti, non sospinti da quella «necessità» che diventa imprenscindibile cifra beethoveniana, bensì quali termini di quel divagare che induce Schubert a soste impreviste, all’osservazione stupefatta di fronte a scorci inattesi; il che non significa, ha ben lasciato intendere Gamba, puro abbandono al piacere del canto ma un modo di vivere il dramma più segretamente, sul filo di un lirismo che non è mai esente da più sottesi turbamenti.?

Altro viaggio solitario, infine, quello attraverso le «Images» di Debussy, il quale come è noto ai viaggi reali preferiva queli immaginari, magari partendo da una semplice cartolina per irrompere poi con incredibile scorciatoia nel cuore di una terra (quella sua impareggiabile Spagna!).?Le sei «Images» vivono in questa fantasmagorica sonora, viaggio nel suono – si è detto giustamente che Debussy componeva non con le note ma col suono – mai abbandonato al piacere di se stesso, ma guidato da impalpabili nervature che ne stabiliscono una forma, invisibile a volte e tuttavia necessaria a dar ordine ed evitare la fuga nell’indistinto: e proprio questo rapporto, difficile, enigmatico, che ci rimanda alla raccomandazione di Boulez, l’essere cioè il tempo di Debussy anche quello di Cèzanne e di Mallarmé, ha trovato in Gamba un regolatore sensibilissimo, poeticamente avvincente.

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